Il pesticida umano

Pubblicato: 31 luglio 2009 in culture, politics
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Ieri un comitato di tecnici e burocrati che si occupa di farmaci, l’Aifa, ha autorizzato l’impiego su larga scala anche in Italia della pillola abortiva o kill pill Ru486. Creata negli anni Ottanta in Francia da un medico, Etienne-Emile Beaulieu, incline a una visione spiccatamente commerciale ed eticamente indifferente della ricerca e del progresso farmacologico, la kill pill è il tradimento definitivo della promessa di diritto e libertà fatta alle donne quando, trent’anni fa, la possibilità di abortire in strutture pubbliche, a certe precise condizioni e in un certo contesto di prevenzione e di “tutela della maternità”, divenne legge (194/1978). Il prezzemolo moderno funziona così: un funzionario del sistema clinico, ché la parola medico è deviante e stupidamente nobilitante, ti dà in ospedale, se con il tempo e con l’uso non te lo passi addirittura la farmacia, un veleno antifeto che, molte settimane dopo il concepimento, puoi ingerire per espellere il bambino “indesiderato” che hai in corpo a casa tua, con dolore e rischi per la salute, nella più disperata e indifferente delle solitudini, tirando lo sciacquone.
Si realizza così, mentre qualche resipiscenza aveva convinto pochi giorni fa il Parlamento ad approvare un invito alla moratoria degli aborti forzati che costano la vita a centinaia di milioni di bambine in Asia, uno tra i più diabolici progetti di cancellazione etica del giusto e del decente, dell’umano e del razionale, che si siano conosciuti fino ad ora in occidente. Anche l’Italia si allineerebbe, se una estrema luce intellettuale e morale non incendi la mente di chi ha la responsabilità di decidere, al novero dei paesi civili in cui abortire è una procedura privata, un diritto di privacy da esercitare senza remore, senza problemi, senza percepire la differenza tra una scelta di vita e una scelta di morte. La pillola costa 14 euri, è alla portata di tutte le borse, e la minimizzazione dei suoi rischi clinici, ché quelli di cultura e di senso sono evidenti e irrimediabili, farà in modo che si diffonda adeguatamente. Perché sia compiuta l’opera di scristianizzazione dell’amore, in nome della compassione sentimentale e della solidarietà di genere verso le donne, ovviamente; perché si realizzi la riduzione della vita umana a cosa, che è il vero progetto antropologico del mondo tecnico post umano che ha preso il comando del nostro modo di vita almeno dalla seconda metà del secolo scorso.Giuliano Ferrara, Il Foglio

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